Internaturalità e significazione

Internaturalité et signification
Internaturality and meaning

Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Centro internazionale di studi interculturali di semiotica e morfologia

Collegio della Vela
Urbino

18 – 19 luglio 2011

Coordinatori: Gianfranco Marrone (Università di Palermo) e Paolo Fabbri (LUISS, Roma)

Relatori: Omar Calabrese (Siena), Franciscu Sedda (Roma), Alvise Mattozzi (Venezia), Dario Mangano (Palermo), Isabella Pezzini (Roma), Francesco Marsciani (Bologna), Tarcisio Lancioni (Siena), Maria Pia Pozzato (Bologna), Mario Ricca (Parma), Alessandro Mongili (Padova)

Parallelamente e contro il riduzionismo naturalistico che infuria ormai da anni anche nel campo delle scienze umane e sociali, progressivamente cancellando molte delle conquiste teoriche novecentesche in questo settore, si è sviluppata una corrente di studi che ha iniziato a parlare di multinaturalismo. L’idea di fondo, presente sia in certa antropologia sia in molti studi di sociologia delle scienze e della traduzione, è che la molteplicità delle culture non si staglia sullo sfondo di una natura unica a partire da cui essa, per contrasto, si costituisce. Ragionare in questi termini presuppone sia un’opposizione ontologica ed essenzialista fra natura e cultura, sia una sovrapposizione di questi due termini a quelli di umano e non umano – con tutte le aporie che ciò comporta anche nel campo, per esempio, del pensiero ecologico (es.: che diritti hanno gli animali?). Lo studio etnografico delle scienze e delle tecniche (Latour) e la nuova epistemologia che ne deriva (Stengers), così come le ricerche nel campo di un’antropologia della natura (Descola) hanno mostrato come si debba semmai parlare di una pluralità di nature, che si costituisce reciprocamente e in funzione della pluralità delle culture. In tal modo, come del resto la semiotica sa da tempo (Lotman, Greimas), pur senza averne sviluppato a fondo le adeguate conseguenze, il discrimine fra natura e cultura varia a seconda dei casi, dei discorsi e delle situazioni, delle società e, appunto, delle culture. I sistemi di parentela, i processi legati all’agricoltura e soprattutto alla caccia, le logiche prescrittive e interdittive dell’alimentazione, ma anche per esempio i sistemi pronominali delle lingue mostrano come la relazione fra umani e non umani non ricalchi affatto su quella fra cultura e natura. Gli Achuar amazzonici danno del tu a molte entità che noi saremmo portati a considerare naturali come alcune specie animali e vegetali, ma non alle comunità loro prossime nella foresta, che vengono invece appellate alla terza persona (Viveiros de Castro). Per non parlare del fatto che le scienze fabbricano in laboratorio entità che, poi, esse stesse indicano come esseri del regno naturale (Bastide).
Da qui l’idea di un multinaturalismo di base: che, se volessimo perfezionare sulla base delle riflessioni oggi condotte a proposito delle dinamiche sociali legate alle migrazioni e alle difficili integrazioni degli stranieri nei paesi occidentali (dove si preferisce parlare di interculturalità piuttosto che di multiculturalismo), porta alla nozione – che il convengo vuol lanciare e discutere in senso semiotico –: quella di internaturalità. Le nature non solo sono molteplici ma si intrecciano fra loro, si ibridano a vicenda, senza alcuna identità precostituita se non come esito di processi di transduzione. Esattamente come le culture. Ecco dunque un nuovo concetto da definire semioticamente, e, soprattutto, da interdefinire con altri già più noti (soggettività e intersoggettività, oggettività e interoggettività etc.) alla luce del portato della scienza della significazione.
Da questo punto di vista un incontro tra specialisti del multinaturalismo, del pensiero ecologico, dell’interculturalità e della significazione non potrà che rivelarsi interessante e proficuo, crediamo, per tutti quanti.

In parallel and against the trend of naturalistic reductionism that has been raging for years also within the domain of social and human sciences, progressively erasing many of the theoretical achievements of the 20th century, a new research direction has been developed that started to talk about Multinaturalism. The basic idea, which is found both in anthropology and in sociology of science and translation, is that the multiplicity of different cultures does not arise within the background of a unique nature, from which this multiplicity, by contrast, is then constituted. Thinking in those terms assumes both an ontological and essentialist distinction between nature and culture and a conflation of these terms with human and not human –with all the contradictions it generates also, for example, in the area of ecological thinking (ex: what rights do animals have?). The ethnographical study of sciences and techniques (Latour) and the new epistemology that stems from it (Stengers), and researches in anthropology of nature (Descola) have shown how we should instead talk about a plurality of natures, that is constituted in reciprocity with the plurality of cultures. Parental systems, different processes in agriculture and hunting practices in particular, prescriptive logics of alimentation, both also, the structure of pronouns systems of languages, show how the relationship between human and not human does not mirror that of nature and culture. The Ahchuar tribe in Amazonia refers to many entities which we will be inclined to consider animal and vegetal species, using the second singular person you, while they refer to other tribes in the nearby forest using the third singular person (Viveiros de Castro). No to mention the fact that sciences artificially make entities in labs that afterward they label as beings of the natural kingdom (Bastide).

Per maggiori informazioni:
semiotica.uniurb.it

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