La competenza esperta: tipologie e trasmissione

Centro Internazionale di Scienze Semiotiche Umberto Eco
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali

Sala Lauree
Via Saffi 15
Urbino

30 settembre – 01 ottobre 2019


SEMINARIO DI SEMIOTICA
La competenza esperta: tipologie e trasmissione
a cura di Paolo Fabbri (CiSS – Università degli Studi di Urbino Carlo Bo)
e Gianfranco Marrone (Università degli Studi di Palermo)

È in corso un dibattito sulla competenza degli esperti. Si è parlato di crisi, o di fine dell’expertise, a livello della ricerca sociologica sulle pratiche scientifiche o della filosofia politica, in termini comunicativi e mediatici.
Un approccio semiotico richiede alcune premesse:

  1. Constatare in primo luogo un paradosso. La crisi dell’esperto coincide con il ruolo decisivo nella problematica socio-tecnica comunitaria e con gli effetti catastrofici a breve e a lungo termine di molte decisioni politiche e scientifiche: dai residui nucleari alle crisi economiche, dai vaccini alle pandemie. È evidente inoltre il costituirsi di una nuova élite tecnocratica che pone questioni rilevanti alla formazione democratica della volontà generale, in un periodo in cui credenze alte ed energie che strutturano il vivere insieme si sono sfaldate in opinioni a bassa intensità e di rapidissima escussione.
  2. Gli attanti di queste nuove expertise presentano poi caratteristiche di novità rispetto alle competenze dei loro impegni. In primo luogo si trovano in regime di “consultocrazia”: cioè in un mercato in cui l’esperto è cliente di un committente e spesso in concorrenza e in conflitto con altri committenti e clienti. Una posizione malsicura, perché l’esperto è spesso spiazzato dalla rapidità d’acquisizione delle conoscenze nel suo campo, ma anche dalla differenza tra la decisione politica e quella tecno-scientifica. Nella società dell’informazione, inoltre, l’esperto asociale, geloso del proprio lavoro o incapace di comunicarlo, è sostituito dall’esperto social: rassicurante venditore professionista di significato. Mentore e aggiustatore di situazioni contraddittorie, finisce per essere un opinionista interattivo nella società dello spettacolo – il che fa perdere la distanza dal pubblicitario. Diventa quindi comprensibile che in molti campi – politico, economico, tecnico, scientifico, intellettuale, artistico – ci siano personaggi che occupano posti chiave e prendono decisioni per il collettivo senza competenze adeguate. E che la lunga, faticosa fase di formazione al sapere e al saper-fare venga sostituita dalla momentanea consultazione della rete stracarica di informazioni alla rinfusa, senza auctoritas che ne garantisca il rigore e invece con istruzioni d’uso – più audiovisive che verbali – per qualsiasi cosa, dalla cucina alla sessualità, dal bricolage agli esami di maturità. Il tutorial sostituisce non solo l’istituto professionale ma talvolta anche l’Università. Tutti si sentono in diritto di dire la propria, anche se non hanno fatto studi e non posseggono informazioni specifiche (v. Eco). La competenza acquisita non è più soltanto messa da canto, ma addirittura avversata, e persino odiata.

È quindi necessario riprendere la questione della (in)formazione e della trasmissione dell’expertise che viene appresa attraverso una socializzazione in società esperte. Una carriera conoscitiva per cui da novizi si diventa specialisti, cioè fluenti nell’agire bene o correttamente in un campo: cognitivo, somatico, comunicativo e discorsivo. Una competenza modale e somatica acquisita fino a diventare un saper essere e fare tacito, incorporato (di qui la difficoltà della costruzione dei programmi detti esperti!).

Una proposta è di andare oltre l’opposizione tra competenti e incompetenti allargando la tipologia e sfumando l’opposizione fra conoscenza e ignoranza. All’ignorante istruito, ossia l’esperto che sa tutto su qualcosa ma solo su quella, e grazie a questa specializzazione si sente poi in diritto (incoraggiato dai media) di esprimere pareri su qualsiasi argomento, si oppone la figura del “dilettante per professione” (Marrone 2015), anche lui doppio: dilettante e incompetente, ma intenzionalmente e strategicamente; capace di intercedere e tradurre fra un sapere e un altro, fra un linguaggio e un altro, mettendoli ogni volta in relazione, facendoli produttivamente dialogare. Andrebbero poi stratificate le conoscenze (vd. la terza ondata dei Social Sciences Studies), ridefinendo i linguaggi di comunicazione. Collins ha proposto di distinguere tra expertise ubique (politiche, per es. elettorali) e conoscenze specialistiche e tra conoscenze tacite, esoteriche ed essoteriche. Fino alle “meta-expertise” – l’esperto in expertise – e al ruolo decisivo che gioca il linguaggio nella partecipazione alla creazione di competenze.

Riferimenti bibliografici
Collins, H., 2012, Tacit and explicit knowledge, University of Chicago Press.
Collins, H., Evans, R., 2017, Why Democracy Need Science, Polity Press, Cambridge.
– 2007, Rethinking expertise, University of Chicago Press.
Marrone, G., 2015, Dilettante per professione, Torri del Vento, Palermo.

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