I lati del volto

Università Iuav di Venezia
Facoltà di design e arti
Corso di laurea in arti visive e dello spettacolo

in collaborazione con
LISAV – Laboratorio Internazionale di Semiotica Venezia

Venezia
17 – 18 Gennaio 2011

17 gennaio
Aula Magna dell’Università IUAV
Sede dei Tolentini
Santa Croce 191, 30135, Venezia

Ore 09.30 – 13.00
Patrizia Magli, Simona Morini: Presentazione
Michele Sinico: Identicità
Cinzia Bigliosi: Fanny e Irène Némirovsky: immagini da un destino
Simone Santilli: Maschere di morte
Davide Fornari: Il volto come interfaccia
Paolo Fabbri: Il tic: introduzione a una smorfiologia

Ore 15.00 – 19.00
Marco Vannini: Chi sei?
Pietro Perconti: Guardare un volto, raccontare una storia
Giorgio Vallortigara, Orsola Rosa Salva: I volti: speciali solo per noi?
Simona Morini: Progettare volti
Fabrizio Gay: La personifi cazione in architettura
Giovanni Anceschi: Gli occhietti alla sagoma

Intervalli musicali a cura di Jacopo Bortolato

18 gennaio
Atelier 29, M7, Facoltà di Design e Arti
Magazzini Ligabue
Dorsoduro 1827, 30123, Venezia
Ore 09.30 – 13.00

Antonello Frongia: La presenza negata nella fotografia
Francesco Durante Viola, Silvia Lovisetto: Laboratorio sperimentale
Angela Vettese: Viso come racconto nell’arte contemporanea
Patrizia Magli: Modern Art/Contemporary Face: monstrum monet
Gabriele Brucceri: Con_Sequenze

Ore 15.00 – 19.00
Conversazione tra Eva Ogliotti e Nicola Samorì: Un lavoro chirurgico
Mario Lupano: Modern Face
Elda Danese: Cover Face
Gabriele Monti: Masked Face
Maria Luisa Frisa: Plastic Face
Live set di Daniele Bortolato e Manuele Scapin: Poker Face

Lisav: La valigia degli attrezzi (tavola rotonda)

Con la partecipazione degli studenti del corso di laurea di arti visive e dello spettacolo:
Marzia Andreetta, Francesca Bettetto, Davide Bevilacqua, Irene Bizzotto, Marta Collini, Davide de Carlo, Denise Diagbouga, Beatrice Donà, Veronica Donà, Martina Fileccia, Irene Fronda, Silvia Lepri, Silvia Lovisetto, Giulia Maistrello, Luca Marini, Olivia Molnàr, Martina Moretti, Camilla Nervi, Marco Omiccioli, Alice Ongaro, Nadia Pillon, Giada Pistolato, Alexandra Radulescu, Gloria Scapin, Mattia Solari, Sara Toppan, Giulia Toso, Federica Zanardo.

Quanti volti racchiude un solo volto? E come funziona strategicamente il volto nella comunicazione che va dalla moda al riconoscersi degli animali tra di loro?
Dal momento che il volto è così intimamente legato al problema dell’identità, la pluralità di volti che abita un solo volto, non può che evocare, in uno stesso individuo, altri modi di essere plurale. Talvolta basta un tic, una smorfia, l’enfatizzazione o la soppressione attraverso il maquillage di un tratto o di un colore del viso, per costituire una fuga dal suo ordine. Può accadere, tuttavia, che una sovversione possa dare luogo all’instaurazione di un ordine diverso da quello precedente. Un certo ordine del viso può perdurare inalterato per dei secoli, e poi, con il variare di alcuni criteri valutativi, può iniziare a vacillare. E così l’opposizione tra naturale e artificiale, può divenire irrilevante e ciò che una volta era considerato brutto, essere giudicato addirittura bello. È quanto accade oggi nelle mode, sia quelle giovanili che dell’haute couture.

Tuttavia, da qualche parte resta pur sempre un’opposizione persistente tra senso e non senso corporeo. Si tratta di una tensione costante che spesso rende precarie le frontiere tra ciò che è il nostro sistema naturale, biologico e fisiologico, e l’ordine dei valori. Questa energia in costante tensione è una delle maggiori fonti d’ispirazione per l’arte contemporanea, la cui messa in scena della pluralità del viso rivela le forze agite su di esso come genesi stessa delle sue forme. Si tratta di forme instabili che oscillano tra l’informe e il deforme. Strettamente legato alla variazione e deformazione del viso si pone un altro problema: il riconoscimento dell’identità nel cambiamento. Che rapporto ha il cambiamento del volto con la nostra identità? Sono questi i problemi che oggi si pongono le scienze cognitive. Analogamente, in che modo l’etologia ha affrontato il problema degli identikit nel mondo degli animali? È possibile che gli animali si riconoscano tra loro dalla conformazione del muso (e non solo dall’odore), non come specie ma come individui? E in che modo un’analisi comparata tra uomini e animali può fornire nuova conoscenza alle scienze cognitive? Molte ricerche oggi si avvalgono, con grande profitto, del computer le cui manipolazioni sul volto mostrano fino a che punto la riconoscibilità di questo tenga duro al di là delle più efferate distorsioni. Ma cosa accade con la Chirurgia plastica? Cosa accade nei casi di trapianti di volto, di innesto di elementi artificiali, di cambiamento di sesso? Come si riconosce un individuo che ha “cambiato faccia”? L’identificazione e il perdurare di un’identità visiva nel cambiamento sono cruciali anche per il design e l’architettura. Dalla tendenza a vedere volti nelle cose alle facciate delle case, identificate alla faccia, come l’operazione di Beautification come “lifting” delle facciate delle case. L’analogia facce/facciate riguarda l’evoluzione delle facciate nell’architettura contemporanea e il loro progressivo “perdere la faccia”. Nel design, la tendenza a creare oggetti antropomorfi, tendenza indicata come emotional design, è orientata a creare oggetti ammiccanti che puntano sull’emozione più che sulla funzione: dai videogiochi ai cartoni animati, dall’illustrazione alla pubblicità. Di fatto il character design tocca uno dei meccanismi psicologici fondamentali, quello della personificazione, cioè la capacità di proiettare “animazione” e “emozione” su un oggetto d’uso o un’interfaccia per finire con le macchine “umanoidi”, come i Robot, gli androidi.

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