Le catastrofi del linguaggio


Articolo di Simona Morini, Il Sole 24 ore, supplemento “Domenica”, 2 Aprile 2006.


René Thom, Morfologia del semiotico, a cura di Paolo Fabbri, Meltemi, 2006, € 16,00

Esce, a cura di Paolo Fabbri, una raccolta di scritti di René Thom che ripercorre la ricerca del celebre matematico francese – noto per la sua teoria delle catastrofi, che descrive matematicamente le trasformazioni discontinue nella natura e nella società – sui sistemi e i processi di significazione. L’analisi di Thom si distacca nettamente dalla classica impostazione filosofica del rapporto tra segno, senso e significato incentrata, a partire dalle analisi di Gottlob Frege, sul legame di tipo logico – ed essenzialmente statico – tra le proposizioni (e il linguaggio) e la realtà. Thom concepisce il generarsi del senso, all’interno del linguaggio, come un processo dinamico – una “morfogenesi”. Non diverso, quindi, da altri meccanismi di regolazione biologica del vivente che avvengono in natura quando si passa dal continuo al discreto, da un reale “eracliteo” – continuo, fluido e in perpetuo divenire – a un sistema discontinuo e discreto di forme strutturalmente stabili, che ci consente di costruire quella “mappa locale dell’ambiente” che è la definizione, per Thom, della coscienza umana e animale in generale. La teoria delle catastrofi è essenzialmente una “teoria del dinamismo universale (…) in cui ogni esistenza è l’espressione di un conflitto tra l’effetto erosivo e degradante della durata e un principio astratto di permanenza che garantisce la stabilità della cosa”: quel che Thom chiama, seguendo Eraclito, il suo logos. Così, nell’ambiente biologico naturale, alcuni stimoli sensoriali (le forme delle prede, dei predatori, dei partner sessuali) sono pregnanti, generano cioè reazioni immediate e di lunga durata che si traducono in trasformazioni profonde dell’organismo (come la paura, la rabbia o il desiderio sessuale), legate alla sua sopravvivenza biologica, altri hanno un carattere brusco e discontinuo e generano salienze, ripercussioni immediate, ma non durature, sulle sue attività neurofisiologiche (come un lampo di luce o il suono di un campanello). Nell’uomo, diversamente che in altri animali, accanto alle pregnanze biologiche vi è un’intera gamma di pregnanze che si propagano attraverso segni, gesti, parole e concetti e conferiscono loro significato. Si tratta, come osserva Fabbri, di una “visione contrastiva della significazione e di una visione agonistica delle forze in gioco nel processo di senso”. Ogni concetto associato a un nome del linguaggio è portatore di una pregnanza – la sua significazione – la quale normalmente investe le forme salienti che sono il referente del concetto. La combinatoria di pregnanze e salienze genera così una tipologia di confluenze e scissioni che strutturano l’intera sfera del simbolico e che si estende ai campi più svariati toccati nei saggi del volume: dai segnali degli animali alle strutture grammaticali delle lingue, dall’attività razionale a quella magica e religiosa, dalla danza all’opera d’arte. Per usare le suggestive parole di Thom: “la voce della realtà, per un matematico, è nel senso del simbolo”.

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