Glossolalie, a futura memoria


Intervento alla presentazione di Michel de Certeau. Utopie Vocali, a cura di Lucia Amara (Mimesis, Milano, 2015), presso il Dipartimento CoRiS dell’Università La Sapienza di Roma, il giorno 1/3/2016. Ora in Biglietti d’invito per una semiotica marcata, a cura di G. Marrone, Bompiani, 2021.

L’autore ringrazia Paolo Sorrentino per la sua cortese collaborazione.


Cosa sono le Glossolalie? Jakobson ne offre una definizione: “attività creativa verbale o quasi verbale in cui i suoni del linguaggio non svolgono un ruolo discriminante del senso, sono però destinati ad una qualche specie di comunicazione, rivolta ad un pubblico umano reale o aspira ad essere ricevuta o compresa da uno spirito divino”.
Qual è lo spirito con cui una semiotica “marcata” può mostrare nei confronti del fenomeno delle Glossolalie?
Per prima cosa ricostruire il loro interesse linguistico e più in generale antropologico. È ciò che Fabbri si propone di fare riprendendo le considerazioni di Jakobson sul tema. Egli aveva studiato le Glossolalie della setta seicentesca russa dei Chlysty. Ma mentre egli si sofferma per lo più sugli aspetti linguistici, una semiotica “marcata” tenterà di ricostruire il versante della performance all’interno della quale esse hanno luogo. Si capisce allora, come attività verbali che non hanno un chiaro significato possono assumerlo nel contesto di un evento rituale specifico, come accade alle partorienti della tribù dei Cuna descritte da Lévi-Strauss…

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento