Da: Stefano Bartezzaghi, la Repubblica, Domenica 23 Marzo 2014.
Verri, nel senso del maiale? Ma no, è la gloriosa rivista Il Verri: testimone di una staffetta passata sulla linea illuministica lombarda da Luciano Anceschi al comitato di direzione semiotico-letterario della nuova serie. Già presente nel Nome della Rosa del suo amico Umberto Eco come «Paolo da Rimini, abbasagraphicus» il semiologo Paolo Fabbri invece scrive, eccome, e anima il numero attualmente in libreria della rivista con una sezione monografica dedicata all’insulto: «La parola all’offensiva». Denso di riferimenti filosofici e letterari (Rabelais, Gadda, Schopenhauer) e di vergognose citazioni dalle cronache italiane recenti, il discorso pubblico italiano ne esce descritto come un luogo in cui si parla per dare non lezioni ma lesioni. L’ironica deprecazione del semiologo va alla mancanza di inventiva nell’invettiva. l nostri insulti sono banali, poveri. E in una vecchia Bustina di Minerva di Eco si trova un piccolo manuale all’ingiuria creativa: «Ella ha una scatola cranica che più che alla speculazione sarebbe adatta alla riproduzione».