Fare storia 6 / Quando è scultura

Convegno internazionale

Fondazione Scuola Studi Avanzati in Venezia (Phd ARS)
Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia
Palazzo Badoer
Venezia

11 – 13 Dicembre 2008

12 Dicembre
Paolo Fabbri
Ri-figurazioni: rifare il viso nella scultura forense
Il Convegno Internazionale di Fare Storia costituisce una delle attività fondamentali del Dottorato di Ricerca in “Teoria e Storie delle Arti” promosso dalla Fondazione Scuola di Studi Avanzati in Venezia. Il convegno si propone invitare studiosi operanti in campo nazionale ed internazionale a partecipare a un momento di discussione sulle tendenze attuali della storiografia e della ricerca.
Fare storia 6 propone di interrogarsi non su “che cosa” è scultura, ma, parafrasando Nelson Goodman, “Quando è scultura”. Possiamo parlare ancora oggi della scultura come di un’arte dotata di una propria identità e di una propria autonomia? L’happening e la performance l’hanno disarticolata come oggetto dotato di una permanenza temporale per abbandonarla, come evento tra gli eventi, nel flusso del divenire quotidiano; la Land Art l’ha portata fuori dagli spazi espositivi per condurla in aperta campagna. Scultura oggi è tutto ciò che non è solo pittura, che non è solo architettura, né paesaggio o oggetto o cosa. Della scultura non si può parlare se non per negazioni. A questa definizione di ordine differenziale-negativo sembra riferirsi anche Rosalind Krauss quando la considerava expanded field. L’impressione dell’inafferrabilità di questo fenomeno che sembra sfuggire a qualsiasi presa concettuale, appare confermata dalla perdita di pertinenza delle opposizioni tradizionali che nel passato servivano a caratterizzarla, come quelle tra materie dure e molli, verticale e orizzontale, pieno e vuoto, per non parlare di problemi di scala che vanno dall’infinitamente piccolo al monumentale.
Sapere che cosa può legittimamente essere considerato un’opera di scultura è diventato sempre più problematico. Si dice che i criteri di comprensione del nuovo non possono essere più quelli di un tempo e, tuttavia, al momento attuale, non esiste una riflessione critica aggiornata. Ci si limita solo a parlare di una generica morte della scultura, i cui momenti di crisi si tenta di individuarli in un passato recente, oppure lontano, in Rodin o ancora prima. Tuttavia, mai come in questi giorni, ciò che forse impropriamente chiamiamo scultura, è stata più vitale. Si pensi, solo per citarne alcuni, agli interventi di Anselm Kiefer o Richard Serra al Grand Palais o quelli dell’Unilever Series nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra, da Louise Bourgeois a Bruce Nauman, da Anish Kapoor e Olafur Eliasson per finire con Doris Salcedo.
Tra questi fenomeni artistici apparentemente così diversi tra loro, gli scarti e i contrasti, ma anche le connivenze e gli slittamenti, ci pongono il problema generale della scultura. Una sua possibile identificazione è rimandata infatti all’esplorazione della rete delle relazioni tra le opere, all’analisi dei loro elementi significativi, dei loro rapporti non solo con lo spazio, ma con la fisicità stessa degli spettatori, con la loro collocazione, con la natura degli oggetti, con la loro forma, con stessa qualità e massa materica che li sostanzia. Suono e luce possono definirsi oggi materia della scultura quando non sono essi stessi scultura. Il rapporto che oggi esiste tra l’estensione spaziale, davvero “monumentale” di queste manifestazioni, e la loro permanenza temporale talvolta legata solo alla durata effimera dell’esposizione, mette in discussione la relazione tra spazio e tempo che tradizionalmente stabilizzava l’opera di scultura. Di fronte alla mancanza di categorie concettuali e descrittive, di fronte alle fluttuazioni terminologiche che lo circoscrivono, è divenuto necessario guardare a questo fenomeno artistico così eterogeneo e multiforme, come alla costruzione di un vero e proprio oggetto teorico che non concerne solo la dimensione estetica, ma che, nella sua complessità, si pone come atto speculativo, mezzo di investigazione al servizio della conoscenza.
Il convegno si dividerá in cinque sezioni (“Spazio” – “Monumentalita’” – “Scarnificazione” – “Lessico della scultura” – “Snodi Storici”) comprendendo uno sguardo retrospettivo, per individuare possibili snodi, momenti di crisi o di transizioni che hanno prefigurato lo stato di questa arte.
Per informazioni:
Martina Massaro
PHD ARS Secretariat
ars@univiu.org

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