Paolo Fabbri: «Concordia? L’Italia è come Robinson Crusoe»


Da: Antonietta Demurtas, Lettera 43, Martedì 17 Settembre 2013.
www.lettera43.it/cronaca/paolo-fabbri-concordia-l-italia-e-come-robinson-crusoe_43675108403.htm


Il semiologo commenta il recupero della nave Costa: «L’Italia è come Robinson Crusoe». La stampa estera ci esalta.

Dalle stalle alle stelle. Il raddrizzamento della Concordia sembra aver dato un’altra chance all’Italia, che dopo la terribile manovra di Schettino era diventata il Paese degli incapaci, degli incompetenti. Irrisi dal mondo intero.
Quando il 17 settembre alle 3.58 le sirene hanno iniziato a suonare e la nave addormentata davanti all’isola del Giglio si è rialzata, anche l’orgoglio italiano ha preso il largo.
Per una volta, alimentato anche dagli elogi della stampa internazionale: la Bbc ha parlato del «successo degli ingegneri italiani», la Cnn l’ha definita «la più grande operazione di salvataggio marittimo mai tentata». Per Le Monde è stata «titanica e inedita». El Mundo ha usato le parole di Nick Sloane, l’ingegnere sudafricano direttore della squadra di tecnici: «Pochi Paesi al mondo avrebbero potuto mettere insieme in così poco tempo un’operazione tanto vasta».
IL POMO DELLA CONCORDIA. Un mare di complimenti per un bagno di autostima, quella che gli italiani sembravano aver perso. E che la Concordia ha fatto riemergere. «Possiamo dire che la Concordia è stato il pomo della discordia e adesso è diventato il pomo della concordia, una pura assimetria», ha detto a Lettera43.it il semiologo Paolo Fabbri, che non rinuncia a un gioco di parole per commentare quello che tutti in questi giorni hanno letto in chiave metaforica. «Anche se comunque, di fondo, resta l’idea che noi italiani siamo bravi a fare il mescolage».

DOMANDA. In che senso?
RISPOSTA. Che per questa operazione di recupero abbiamo messo in gioco i nostri migliori ingegneri e tecnici, ma come Paese siamo più bravi a fare il bricolage, mixiamo, mischiamo. Insomma ci arrangiamo.
D. E dopo la tragedia della Concordia siamo riusciti a trovare qualcosa di positivo?
R. Sì, in fondo quello sappiamo fare: il bricolage di derelitti. E la Concordia è il relitto del derelitto. Siamo i famosi Nostromi ripartiti per nuovi naufragi.
D. Anche lei usa le metafore…
R. In questo momento più che una metafora il caso Concordia diventa una allegoria. Potremmo confrontarla con le altre navi allegoriche: quella di Ulisse, di Achab, ce ne sono tantissime.
D. Ulisse dopo una lunga Odissea è tornato a casa sano e salvo, gli italiani possono ancora sperare?
R. Giuseppe Ungaretti scrisse una raccolta di poesie, Allegria di naufragi. Un titolo perfetto per definire questo momento, chissà se anche noi come scriveva il poeta, dopo questo naufragio ci tireremo su. E come il lupo di mare ripartiremo per nuovi naufragi.
D. Il raddrizzamento della Concordia non la fa essere ottimista?
R. Innanzitutto questo relitto non è tornato così com’era, è un derelitto. Ma in fondo è questo il coraggio tipico italico: appena finito un naufragio, si riparte.
D. C’è chi preferisce le metafore calcistiche.
R. A me invece viene in mente Robinson Crusoe: dopo il naufragio recupera i chiodi, trova una cassa con tanti soldi che non gli servono a niente, un fucile da ripulire che poi gli sarà utile. Ecco l’Italia in questo momento sta raccattando relitti, anzi relitti derelitti.
D. E ancora nessun tesoro.
R. No, siamo dei Robinson, soli, nell’isola deserta. E intanto sta arrivando un mucchio di Venerdì.
D. Con qualche differenza…
R. Mentre Robinson accoglie Venerdì con affetto, lo salva, diventano amici, da noi i Venerdì vanno via: quelli dello Sri Lanka tornano indietro perché i cinesi stanno investendo in casa loro, i rumeni perché c’è la crisi delle costruzioni e noi siamo troppo impegnati a raccogliere derelitti. Purtroppo questa è la triste allegoria.
D. Quale?
R. Che nella raccolta dei derelitti siamo bravissimi.
D. Solo per un giorno però, poi da domani saremo di nuovo i peggiori?
R. Questo più che degli italiani è colpa dei media, che funzionano giorno per giorno e per forza devono fare questa operazione.
D. Quale?
R. È tutto o maxi o mini, ma anche il mini è il maxi del mini. Se siamo cattivi siamo il massimo dei cattivi e così se siamo buoni. E così se il disastro è superlativo, anche il recupero lo è. È un problema di effetto mediatico.
D. Tipicamente italiano?
R. No, tutti i media ormai sono così, anche perché c’è una tremenda concorrenza dei blog, dei new media e quindi quelli vecchi per tenersi a galla sgomitano parecchio.
D. Devono spararla sempre più grossa?
R. Una volta si usava il comparativo, ora siamo nel superlativo, è la società degli ‘-issimi’: lo stra, il massimo, il super, l’iper.
D. Il Paese delle montagne russe?
R. Sì, ma nessuna depressione perché siamo i peggio dei peggio ma anche i meglio dei meglio, è sempre il super che conta. Siamo una società superlativa.
D. O iper critici o super entusiasti. Schizofrenici?
R. Poco credibili semmai, tanto è vero che la maggior parte della critica è entrata a far parte del funzionamento della normalità politica della gestione. È stata integrata quasi interamente, fa parte del modello. Un fenomeno che si vede molto bene nell’arte, dove tutti i critici sono diventati promotori o curatori.
D. Critici acritici, politici apolitici?
R. Per questo cresce tanto l’astensionismo. Oggi la gente non è più preoccupata di prendersi un ‘vaffa’ ma dell’indifferenza che deriva da tutto questo sistema di iper, stra, ultra, maxi, questi continui piacerini e dispiacerini, che vengono tutti gonfiati moltissimo.
D. Non per niente è la società del viagra.
R. Esatto, perché oltre alla funzione specifica il viagra ha soprattutto a che fare con l’immaginario.
D. Così come la Concordia?
R. Quando mi sono svegliato e l’ho vista dritta mi ha messo di buon umore, mi ha fatto tanto piacere.
D. Anche lei ha pensato all’Italia affondata dalla crisi e ora in fase di riemersione?
R. Non so, viviamo in condizioni molto difficili, in un’isola sempre più deserta, dove raccattiamo derelitti e siamo contenti anche perché non c’è alternativa.
D. Magari a forza di raccattare un tesoro lo si trova davvero?
R. Può essere, il nostro mare è fatto di tesori. Vi ricordate i bellissimi bronzi di Riace? Si parlò a lungo del loro ritrovamento, ma purtroppo da anni giacciono coperti da un velo in fase di restauro.

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