Intervista con Caterina Rotunno, Corriere Canadese, Mercoledì 18 Aprile 2012, p. 5.
Paolo Fabbri: «La Fondazione? Tutto bloccato per i fondi»
TORONTO – «Segnacci, appunti affrettati e sgrammaticati» così il grande regista italiano Federico Fellini chiamava i disegni e le annotazioni che per circa trent’anni hanno rappresentato il diario dei suoi sogni e degli incubi notturni, un percorso onirico ma anche e soprattutto una grande fonte di ispirazione della sua straordinaria produzione artistica e del suo genio creativo.
Un coloratissimo viaggio tra i meandri segreti e intimi dell’uomo e del regista Fellini, un intreccio continuo tra realtà e fantasia sono stati i temi centrali della conferenza “Segnacci di sogno: l’esperienza onirica nel Librone dei sogni di Federico Fellini” presentata dal professor Paolo Fabbri e tenutasi nei giorni scorsi presso l’Istituto italiano di Cultura di Toronto.
Semiologo di fama internazionale, Paolo Fabbri è docente allo IULM (Istituto Universitario Lingue Moderne) di Milano e alla Luiss (Libera Università Scienze Sociali) di Roma, ma ha svolto un’intensa attività didattica in Italia e all’estero, facendo anche parte del comitato scientifico di numerose riviste e istituzioni nazionali e internazionali.
Paolo Fabbri è anche Direttore della “Fondazione Federico Fellini” che ha acquistato dagli eredi del regista le pagine del diario e ne ha curato nel 2007 la pubblicazione in italiano, inglese e francese con la casa editrice Rizzoli. Lo scorso anno con l’editore Mario Guaraldi, il libro è stato pubblicato in versione elettronica ed è quindi disponibile on line come ebook. Entrambe le pubblicazioni riportano i disegni del regista con le sue annotazioni, i riferimenti e la contestualizzazione all’interno della sua lunga e importante filmografia.
La Fondazione è stata costituita nel 1995 per espressa volontà della sorella del regista, Maddalena Fellini e del Comune di Rimini. Tra le pagine del Librone dei sogni c’è anche il disegno della “sua Rimini” che diventerà ispirazione per una scena del film I vitelloni, insieme a tanti altri personaggi famosi e attori che il regista italiano disegnava con tratti e situazioni che appaiono surreali e fantasiose, accompagnate da commenti che cercano di descrivere i dettagli del sogno.
La familiarità con il disegno è acquisita dal giovane Fellini quando inizia a lavorare come vignettista e disegnatore satirico per varie riviste e pubblicazioni prima di iniziare a scrivere per il cinema. Alla fine degli anni ’60, il suo psicanalista gli suggerisce di iniziare ad appuntare al risveglio scene e personaggi che avevano popolato i suoi sogni. Alcuni hanno voluto leggere in questi disegni i problemi nascosti e irrisolti della psiche del grande regista, per esempio il suo rapporto con le donne, raffigurate sempre con forme molto abbondanti al limite del disegno caricaturale, come quelli relativi ad Anita Ekberg, Josephine Baker o la stessa Sofia Loren. «Forse,- commenta Paolo Fabbri nella sua presentazione – ma la cosa importante è il valore che questi tratti hanno nella creazione delle sue geniali e fantastiche opere cinematografiche. Fellini non scrive e disegna i suoi sogni per appuntarne il ricordo, ma l’interpretazione che ne dà gli serve per il futuro, per preparare sul set la scena del giorno successivo». Per quanto riguarda le sue raffigurazione di sogni erotici – spiega il professor Fabbri- «lo scrittore Milan Kundera ha scritto un saggio molto interessante nel quale afferma che Fellini è il solo ad aver scoperto la comicità della sessualità, ovvero il suo lato ironico e umoristico».
«Con i disegni che Fellini continuerà a produrre fino all’agosto del 1990 – continua Fabbri – il regista italiano ha dato vita ad un imponente materiale visivo per la costruzione di quel labirinto organizzativo dei propri pensieri e fantasie che, una volta creato, richiede di inventare il modo e i percorsi su come uscirne». Ed è proprio questo il modo in cui si articola il lavoro del grande maestro del cinema italiano che usava costruire i dialoghi e le musiche dopo aver girato le scene dei suoi film.
Nei disegni il regista raffigura se stesso quasi sempre di spalle mettendo in evidenza – nei bozzetti dei primi anni – una nuca con una folta capigliatura che, successivamente, lascia il posto ad un’incipiente calvizie. Vi è solo un disegno che lo raffigura di profilo.
Il mondo notturno di Fellini è popolato di personaggi come Kafka e Picasso che sono state due figure ispiratrici della vita e dell’opera del regista. Per quanto riguarda Picasso, il regista lo raffigura in un sogno mentre nuota e lo invita a seguirlo indicandogli un posto dove avrebbero trovato dell’ottimo pesce. «Fellini è molto contento di questo sogno – racconta Paolo Fabbri- che interpreta come la necessità di apportare dei cambiamenti nella sua vita e nella sua attività».
I disegni del libro sono stati proiettati durante la presentazione del professor Fabbri davanti ad un pubblico attento che ha affollato la sala dell’IIC di Toronto. Tra il pubblico, ospite d’onore, lo scrittore Umberto Eco, a Toronto anche per partecipare, insieme a Paolo Fabbri, ad un convegno della UofT.
Sullo schermo, dove scorrono i disegni del libro di Fellini, si potevano riconoscere personaggi come Boccaccio, Luigi Pirandello, Dino Buzzati, Pierpaolo Pasolini – un caro amico del regista – accanto ad altri che raffigurano le scenografie dei suoi film da La città delle donne ad Amarcord ai Vitelloni a 8 ½.
Abbiamo incontrato Paolo Fabbri alla fine della presentazione per parlare del Librone dei sogni e della Fondazione Federico Fellini che sta attraversando un momento di impasse dovuto a un taglio dei finanziamenti.
Professor Fabbri, osservando questi disegni di Fellini viene da chiedersi quanto siano realmente frutto di sogni e quanto della sua fervida fantasia?
Dal momento in cui qualcuno interpreta i propri sogni, quella stessa intepretazione è già un altro sogno. Se dovessimo fare la distinzione tra sogno e fantasia, non ci riusciremmo perché dovremmo fare due cose separate. Noi intepretiamo qualcosa della nostra vita e quando cerchiamo di capirlo, in realtà produciamo un altro sogno, ma nel produrre nuovi sogni siamo già a livello della fantasia.
Che significato assume il sogno per Fellini?
Tutti pensiamo che i sogni siano misteriose pulsioni che spiegano il nostro passato, le nostre crisi e le nostre angosce. A Fellini non importa nulla di tutto questo. Il sogno gli serve in prospettiva e la prospettiva lo spinge addirittura ad andare sul set cinematografico, annullare tutto quello che aveva preparato il giorno prima per poter realizzare quel sogno. Fellini affermava che “Il sogno è l’ostetrica del domani”. Poco importa se la rappresentazione dei suoi sogni, delle sue figure femminili siano il risultato di possibili traumi che ha avuto da ragazzo. La cosa importante è che proprio questi sogni abbiano contribuito a quel miracolo che è la sua straordinaria e geniale produzione artistica. Non è importante da dove viene la sua ispirazione ma dove va e cosa produce. Di qui la mia convinzione che non sia importante la memoria in quanto tale, ma la memoria proiettata nel futuro. Nella lingua italiana c’è un’espressione che interpreta molto bene questo concetto: “a futura memoria”, ovvero una memoria che è utile per il futuro.
A che punto è l’attività della Fondazione Fellini di cui lei è direttore?
Purtroppo è tutto fermo, bloccato. Il comune di Rimini, non disponendo di un budget adeguato, ha dovuto fare dei tagli che hanno colpito prima di tutto il settore della cultura. La Fondazione ha realizzato un sito web dedicato a Fellini, ha acquisito i suoi disegni e li ha pubblicati ne Il libro dei sogni, edito non solo in italiano, ma anche in francese, inglese e spagnolo; ha anche prodotto una versione e-book scaricabile. Tuttavia, in assenza di finanziamenti pubblici, la fondazione è stata costretta a mettere in cassa integrazione tutto il personale e a sospendere l’attività. Tutto questo accade senza rendersi conto assolutamente delle gravi conseguenze non solo a livello nazionale ma anche e principalmente d’immagine dell’Italia all’estero. Il nome di Fellini, così come i titoli dei suoi film, sono conosciuti in tutto il mondo e sono ormai entrati in quel vocabolario universale di termini che evocano immediatamente l’immagine del Belpaese come “pizza” , “Ferrari” e tanti altri.
Trovo che tutto questo sia il risultato di una visione molto provinciale e ristretta dei nostri amministratori: non si riesce a comprendere che all’estero, quando si parla di Rimini , subito dopo l’immagine di qualche ombrellone sulla spiaggia , è Federico Fellini il nome che vien subito in mente e la figura più rappresentativa della città.
Oltre alla sospensione dei finanziamenti da parte del Comune di Rimini per questa importante fondazione, c’è stato eventualmente qualche tipo di sensibilizzazione e coinvolgimento a livello nazionale?
L’ex-presidente della Fondazione, il prof. Pierluigi Celli, nominato da poco alla presidenza dell’ENIT, ha svolto una intensa azione di sensibilizzazione nel mondo industriale per poter ottenere dei finanziamenti, ma senza alcun risultato concreto. Purtroppo nel nostro Paese questo non è l’unico esempio di disinteresse per il mondo della cultura: basti pensare al grande patrimonio storico di Pompei che si sta progressivamente deteriorando senza che nulla venga fatto per impedirlo. Devo dire che una delle poche cose positive decise dal precedente governo, riguardava una tassa sul gioco del Lotto per finanziare i restauri delle arti in Italia, giungendo a mettere da parte una cifra importante. Ultimamente questa somma di denaro è stata destinata alle carceri. Non che questo non sia un tema importante, ma non mi sembra giusto mettere in competizione tra loro due problemi entrambi cruciali.
Cosa si prevede per il futuro della Fondazione?
Attualmente è tutto bloccato. Il Comune di Rimini ha promesso di riavviare i finanziamenti, ma questa promessa ci viene rinnovata ogni tre mesi, mentre il telefono dei nostri uffici squilla a vuoto e continuano ad arrivare proposte nazionali e internazionali di collaborazione a pubblicazioni, festival, mostre e convegni, da Bilbao a Buenos Aires.