Sabato Grasso


Da: Alfapiù | Alfabeta2, 18 ottobre 2015.


Credo dovremmo essere grati a Aldo Grasso, io e tutti i partecipanti più o meno coinvolti nella preparazione del programma Alfabeta, in onda per sei puntate la domenica su RAI5.
V. “Dialogo sull’amore e la comicità involontaria di Alfabeta”, Corriere della Sera, 13 ottobre 2015, e “Alfabeta in TV. La cultura dei vecchi tromboni”, Corriere TV, 16 ottobre 2015.
Grasso, dalla sua posizione di giornalista, sa bene che una stroncatura o una censura può suscitare una polemica e una messa a fuoco che nella sovrabbondanza dell’informazione attrae un bene scarso: l’attenzione. Soprattutto quando tra i deprecati “vecchi tromboni” dell’Alfabeta, vetero- e neo-, ci sono persone di cultura piuttosto note, anche se non proprio nell’ambito a cui Grasso è abituato. È risaputo che se “calunniate (on line) qualcosa resterà”. L’audience?
Una gratitudine rinfocolata dalla ridondanza multimediale con cui Grasso ha voluto ribadire i suoi (s)propositi. E dall’impiego assai attuale della malalingua: il pamphlet e l’improperio. “Vecchi tromboni”, “riviste pallose”, ecc. Siamo coscienti dei molti rischi che si assume il noto opinionista del Corriere della Sera pur di favorire un programma altrimenti “di nicchia” con una messa a fuoco così virulenta. Grasso ha dovuto dare un giudizio surplace, fingere un moto d’umore alla prima uscita d’una trasmissione di sei puntate. (È vero che per trovare cattiva una bistecca non è necessario mangiarsela tutta, ma per mettere l’accento sùbito sulla serie bisognava stringere sulla professionalità critica). Grasso ha dovuto poi simulare, nel suo giudizio sulla trombonesca e pallosa Alfateta2, di non sapere che l’edizione cartacea di questa rivista non esce da un paio d’anni ed è sostituita da un intervento giornaliero in rete. (E, visto che c’era, Grasso si è allargato in un giudizio sulla Alfabeta degli anni Ottanta, ideologica, pallosa, ecc., inadeguata all’oggi – notoriamente “bello e vivace”, come dice il poeta). Certo, nell’ansia di evidenziare il programma, Grasso ha dovuto ricorrere alla generalizzazione efficace: il contagio – banale Lacan, quindi banale anche Freud! E l’Argomento ad hominem: “Sei vecchio quindi trombone”. (Non poteva sottilizzare: oltre ai senior – l’etimo di “signore” – del comitato d’indirizzo, il conduttore della trasmissione Andrea Cortellessa ha vent’anni meno di Grasso!).
Concludo: soprattutto apprezzabile, per il sopraddetto intento benefico, è stato simulare uno humour inabituale per un professore ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: caratterizzare tutto il programma come involontariamente comico, avendo visto solo la prima puntata. Proprio così. Grasso ha colto con una perspicacia che non è la sua – e forse senza accorgersene – un certo carattere helzapoppin della prima trasmissione. La quale si voleva appunto differente dai programmi culturali che sono l’oggetto dell’incessante ermeneutica di Grasso.
Grazie Grasso, non pensavamo di poter contare su tanta complicità. Ora è venuto il momento di guardare e valutare professionalmente tutte le puntate successive d’un programma di cui Lei avrà contribuito alla diffusione. E a buon rendere!

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