Cesare Segre a Urbino


Dal sito del Centro Internazionale di Studi Interculturali di Semiotica e Morfologia dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Pubblicato online il 18 marzo 2014.
semiotica.uniurb.it/?p=971


Il CiSS di Urbino ha recentemente pubblicato on line, tra i testi salienti della sua memoria, “La fonction du langage dans Actes sans parole di Samuel Beckett”, di Cesare Segre, già apparso nei Documents de travail et pré-publications del CiSeL di Urbino, n. 29, dic. 1973. La ripubblicazione precede di poco la scomparsa del celebre filologo e critico che rivestito un ruolo di rilievo nella ricerca in semiotica ad Urbino.
È ben noto infatti che Cesare Segre è stato per un decennio presidente dell’International Association of Semiotic Studies, onore ed onere che gli ha permesso una conoscenza diretta e comparata dello sviluppo globale della disciplina. Va ricordato invece che è stato fin dalla sua fondazione, nel 1970, Membro del Comitato Scientifico del Centro internazionale di Semiotica e Linguistica di Urbino e per più un decennio, dal 1971 al 1982, ha partecipato con regolarità alle sue numerose attività di ricerca. Come Conferenziere, nel 1977 su Tema e motivo che preludeva alla pubblicazione alle voci sull’Enciclopedia Einaudi. Come Discussant: nel 1971 al Simposio di semiotica del testo letterario (18-24 luglio), diretto da Gérard Genette (EPHE, Parigi); nel 1974 a quello La critica letteraria come metalinguaggio (21-25 luglio), diretto da Sorin Alexandrescu (Amsterdam).
E soprattutto come Relatore. Nel 1972 al Simposio sulla teoria del testo (20-26 luglio) con La “Cançao de exìlio” di Gonçalves Diaz, ovvero la struttura nel tempo. Nel 1973 al Colloquio di Semiotica testuale (16-21 luglio), diretto da Paul Zumthor (Montréal), con La fonction de la parole dans “L’Acte sans Paro.les” de Beckett. Nel 1976 al Colloquio su Il discorso di persuasione (26-28 luglio), diretto da Philippe Minguet (Liegi) e R.Lindekens (EPHE, Parigi), con Visione e persuasione nella “Novella di Nastagio degli Onesti”. Nel 1977 al Simposio su Il discorso descrittivo: generi e procedure (16-20 luglio), diretto da Philippe Hamon (Rennes) La descrizione al fu.turo. Nel 1980 al Convegno Oralità: cultura, letteratura, discorso (21-25 luglio), diretto da Bruno Gentili, (Istituto di Filologia Classica, Urbino) e P. Paioni (CISeL, Urbino) con “Oralità e scrittura nell’epica medievale“. Ed infine, nel 1982, all’incontro sui Nomi propri (26-30 luglio), diretto da Louis Marin (EHESS, Parigi) e Maurice Laugaa (Paris) con Il nome proprio femminile nel romanzo medievale.
In quegli anni innovativi, il critico semiologo riteneva che discorrere fosse correre. Cesare Segre, con altri, come Maria Corti e D’Arco Silvio Avalle, ha condotto la filologia e la glottologia fuori dal loro incedere paludato – senza immaginarne il futuro paludoso. Lo attirava allo strutturalismo prima, alla semiotica poi, la formazione e vocazione alla descrizione minuziosa dei testi e l’interesse rigoroso per i modelli (v. l’interesse per Y. Lotman e gli studi sul Medioevo slavo). E la persuasione – se c’è permesso estrapolare – che la semiotica non fosse una versione particolare della filosofia del linguaggio, ma l’esplicitazione teorica e metodologica dell’eredità della filologia, del suo savoir faire. Con le debite riserve: per Cesare Segre la formalizzazione rigorosa doveva sempre seguire una formulazione esatta. Avrebbe sottoscritto, contro le attuali nostalgie neorealiste e lo scientismo naturalista, la formula di Roland Barthes: la letterarietà non è MimesisMathesis, ma Semiosis.
Così, Cesare Segre, nel momento più creativo della sua attività scientifica, ha contribuito a ridefinire il paesaggio linguistico e culturale italiano; ha tracciato nuovi creodi, nuove creste e solchi, in cui il discorso ermeneutico e critico della semiotica potrà ancora fluire. Il CiSS di Urbino lo rammenta così.

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